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E’ morta libera, è morta cacciando. Gli ultimi istanti di Lilith, la lupa che ha commosso il web

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la morte della lupa lilith

E’ morta libera. E’ morta da lupo, lottando per catturare un cinghiale. Il Centro tutela fauna Monte Adone ha diffuso poco fa i particolari sulla fine di Lilith, la lupa dell’Appennino bolognese che ha commosso il web: quest’estate, allo stremo delle forze, si era rifugiata nel recinto di un pastore. Egli – anzichè ucciderla o scacciarla, come vorrebbe la plurisecolare inimicizia fra pastori e lupi – cercò aiuto e soccorso. Così Lilith fu curata e poi liberata: era munita di radiocollare per seguirne gli spostamenti (sono evidenziati nell’immagine) e per vedere se si sarebbe reinserita nel branco d’origine. Proprio grazie al radiocollare è stato possibile ritrovare il corpo.

Lilith è stata liberata vicino al recinto del pastore da cui era cominciata la sua storia. Nei primi giorni – lo si vede nella cartina – si è aggirata nelle immediate vicinanze. Successivamente ha preso a compiere lunghi spostamenti giornalieri, come è costume dei lupi: il Centro Monte Adone, diffondendo la ricostruzione della morte di Lilith (qui su Facebook e qui su internet, dove però la vicenda è raccontata in ordine cronologico a partire dall’inizio), sottolinea che l’animale, dopo la liberazione, ha mantenuto il tipico comportamento selvatico, rifuggendo qualsiasi contatto con gli uomini.

Il radiocollare era in grado anche di inviare un avviso nel caso in cui Lilith fosse rimasta immobile per più di sei ore, ovvero in caso di morte. E questo è avvenuto ai primi di novembre, sei settimane dopo che la lupa aveva ritrovato la libertà. Sempre grazie al radiocollare è stato possibile individuare il corpo di Lilith: era nascosta sotto un cespuglio a Casalfiumanese, quasi sul confine fra l’Emilia e la Toscana. Si trovava accanto alla strada provinciale fra che va da Sassoleone e Giugnola, e questo in un primo tempo aveva fatto pensare ad un investimento.

Invece no. Lilith aveva una lacerazione fra il collo e il petto: le radiografie e l’esame necroscopico effettuato presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Bologna hanno escluso proiettili, avvelenamento ed incidente stradale, ed hanno invece evidenziato che la ferita era compatibile con un colpo inferto dalle zanne di un cinghiale.

Il collage è tratto dalle foto diffuse dal Centro tutela fauna Monte Adone


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